Don Germano
«Don Germano ha amato la Chiesa, la Chiesa del Signore, il segno visibile della sua presenza. E per questo ha amato gli uomini, credenti e non credenti, aprendo la Chiesa al dialogo con tutti, nell’Ecumenismo e nell’ascolto vigilante e fiducioso di ogni voce, attento ad ogni ricerca di senso. La sua Chiesa oggi è qui; la sua “parrocchia senza confini”, che lo cercava e che egli andava a cercare per tutte le strade del giorno e della notte, è qui: che prega e, se non riesce a pregare, piange». Così, nell’omelia ai funerali, il patriarca Marco Cè tratteggiò la figura di don Germano Pattaro, sacerdote veneziano, morto il 27 settembre 1986, dopo lunghissimi anni di sofferenza e di malattia, durante i quali egli aveva però continuato instancabile la propria attività, esercitata in una straordinaria vastità di ambiti e in rapporto con le persone e gli ambienti più disparati: appunto, la sua “parrocchia senza confini”.
«Si potrebbe parlare di lui come di un teologo itinerante, piuttosto che da tavolino - lo definì don Bruno Bertoli -.
A tavolino, tra i libri della sua biblioteca che costruì dal nulla con intelligente e tenace sistematicità, leggeva, meditava, studiava; per gran parte della sua vita non scrisse molto. Si sentì sempre attratto a un diverso ministero: tra le lezione e predicazione. Dalle sue omelie, dalle sue conferenze, dagli interventi ai dibattiti derivavano poi, generalmente, articoli e opuscoli […] su tematiche teologiche ed ecumeniche, sui problemi del matrimonio, della famiglia, dell’attualità ecclesiale in dialogo con la cultura contemporanea».
E Massimo Cacciari lo ricorda così: «Don Germano ha segnato la vita della Chiesa e della città di Venezia in anni difficili ed entusiasmanti. Ha espresso le sue doti altissime di teologo nel clima del Concilio, dei cui documenti conclusivi e soprattutto delle cui prospettive di rinnovamento fu infaticabile testimone e promotore. […] Fu uomo di dialogo sincero con tutti coloro che lo avvicinavano, quali che fossero le loro posizioni e i loro problemi. Senza nulla nascondere del suo essere sacerdote».